F u r i o   F r i l l i c i
O f f i c i a l   W e b s i t e
scrittore - saggista - critico d'arte
book

P O E S I E


C O M U N I C A R E

Parole andavano lungo il sentiero
nelle fredde sere in giro
coperti per il freddo fino agli occhi
parole che rimbalzavano sull’asfalto
in mezzo alla gente nei negozi illuminati
lungo il viale deserto e buio
parole che narravano i tuoi teneri vent’anni
e la mia storia avventurosa.
All’improvviso senza accorgercene
stavamo comunicando.
Il miracolo si era rinnovato.

M Y   B A C K   P A G E S

Ci vedremo di nuovo da qualche parte
Erano le mie frasi mitiche
Quando valanghe di confusione
Riempivano giorni sfrenatamente attivi
Ed era facile
Fare centomila cose sostenuto e diretto
Dalla mistica della coerenza
Pregiudizi risolti solo a metà
Tutto intessuto del moralismo marxista
Convinzione di essere nel giusto
Di possedere la ricetta
Non so se della felicità o dell’angoscia
E tutto sembrava vero e vissuto
Anche le crisi cicliche del capitale
E i vecchi onesti a minimizzare
Dicevano che la vita è lunga e dolorosa
Che avrei capito con l’esperienza
Ma ancora ricordo largo san pio quinto
E vorrei dimenticare tante cose davvero
Solamente ora ho coscienza di ciò
Ci vedremo di nuovo da qualche parte
Erano le mie frasi mitiche.

P R I M A V E R A

Di nuovo
la primavera esploderà vincente
nei prati e nel cielo
e con lei
il sapore della vita di nuovo.

Tutti i miei affanni
potrebbero
sciogliersi come ghiaccio
ma la realtà
è che tu non mi cercherai.

S E N Z A   T A N T I   C O M P L I M E N T I

Senza tanti complimenti improvvisi
Chili di ricordi annebbiati
Ogni muro della stanza un video
Pieno di facce sorridenti
Incredibile c’è il tuo volto dolce
Ma gli occhi non sono i tuoi
La stanza inizia a roteare
Salto giù dal letto corro via
Laggiù il neon illumina i cervelli
Mentre scroscia l’acqua per pulire tutto
La mia chitarra è scordata

Senza tanti complimenti ecco che
Telefono alla mia voce amica
Mentre il peso delle fotografie
Sviluppa ansia tutto intorno
Quel suono di occupato lo conosco
Lassù sul soffitto c’è la corsica
Il mare è mosso ho nausea
Si è vero vedo la primavera
Dura un momento ed è l’eternità

Senza tanti complimenti sento
Gli occhi bagnati di lacrime
Il telefono suona inutilmente
Non c’è più nebbia intorno
Ecco nitidi e chiari tutti quei ricordi
Impossibile rimuoverli uno ad uno
Nick cave dice che sono in gabbia
E così mi lascio andare
Ho perso il segno al libro
Non c’è più nulla da fare qui.

Dall’Antologia “Anni 2000. Esemplari del linguaggio poetico contemporaneo”.

S I L H O U E T T E

E’ troppo presto per dire
che non è possibile uscire fuori.
Le partenze avranno tempo di iniziare
verrà il loro tempo.
I momenti arrivano per poi sparire
con la fretta dell’uomo d’affari
ed è proprio l’uomo qualunque
quello che si trova di fronte alla realtà
e lui certo conosce
la fatica dello schiavo nel campo di cotone
e la fuga dei pellerossa sempre più ad ovest.
Ma è troppo presto per dire
che non è possibile uscire fuori.
Silhouette consuete di partenze.
L’uomo d’affari è indaffarato
e se le partenze non inizieranno
sarà tutto più duro.
Nei contatti rapidi di un autostop
riscopri la gente.
Ma è tutto molto strano.
(La musica di Bach all’organo della chiesa
e la gente che ascolta a mani giunte).
E’ troppo presto per dire
che non è possibile uscire fuori.
Silhouette consuete di partenze.
La voce della strada chiama forte
se ascolti bene la potrai sentire anche tu.
Il nostro uomo adesso starà leggendo
I suoi rotocalchi nuovi
e la realtà cade più lontano.
E’ sempre difficile cogliere la realtà.
E sarà l’operaio a fermarsi
per prenderci sull’auto con lui?
E’ troppo presto per dire
che non è possibile uscire fuori.
Silhouette consuete di partenze.

da "Alcune poesie nell'antologia POESIA VERDE ed. Poesia Verde" 1972 Roma.

L I B E R T A'

Ed è il dolore delle cose
Quel piccone storto
Una gomma bucata
Una ruota spezzata
Del carrozzone del circo
E il dolore della natura
Gli alberi che gemono al vento
Le foglie secche che scricchiolano
Sotto i piedi
E il dolore dell’uomo
Un lavoro duro e oppressivo
Un’amicizia tradita
Un amore finito
Sento l’odore della libertà
E il tuo dolore.

V O R R E I

Vorrei tornare stasera stessa
nella mia città
e affogare nel traffico del centro
e sparire nel caos della gente
uno-sconosciuto-invisibile
in mezzo a tanti altri.

Riconoscerei
In ogni vicolo e piazza
Il sapore del ricordo e del mito
in ogni piccolo segno sbiadito
2 una parte della mia storia.

Vorrei tornare stasera stessa
a Roma
e raggiungerti
e portarti via con me
nel caos della gente
due-sconosciuti-invisibili
in mezzo a tanti altri.

I L   T E M P O

Come la folle corsa di un insetto moribondo
o le virate della barca a vela sul mare mosso
o la nuotata fino a sfiancarsi
brucio il mio tempo
senza dargli tregua né respiro
per conoscerne il vero sapore.

E il sapore del tempo che fugge via in fretta
e il profumo della notte dopo il sole ardente del giorno
e il bicchiere ormai vuoto
tutto ti lascia
con l’amaro in bocca
ed ecco il vero sapore.

Come il sole che va a dormire esausto quando è sera
o il vento che si placa e cede le armi
o il mare che improvvisamente si calma
3 anch’io cedo e ricalco in carta carbone
altri nuovi giorni.

Dall’Antologia “Colori” ed. Pagine, Roma. 2002